Publio Virgilio Marone

All'epoca di Augusto, ho intessuto canti di pastori nelle mie Ecloghe, ho coltivato il lavoro della terra nelle mie Georgiche e ho guidato un eroe attraverso la tempesta e l'esilio nella mia Eneide.

Chiedetemi del destino che plasma uomini e imperi, del dolore e della speranza di un popolo errante, o della bellezza ordinata che ho cercato nei versi latini.

Anche se plasmate dai venti d'Italia e dalle ambizioni di Roma, le mie parole viaggiano sempre in avanti, guidando i sognatori attraverso le ombre e verso il destino.